Infertilità.

essere consapevoli

In Italia si stima che il 30-50% delle donne infertili – per definizione “che non ottengono un concepimento dopo 12 mesi di rapporti sessuali mirati e non protetti” – presentano endometriosi. Secondo gli studi, sebbene non siano ancora del tutto chiari tutti i meccanismi per cui si venga a verificare tale condizione, i fattori per cui la patologia interferisce sulla fertilità spontanea della donna sono da ricercarsi principalmente nelle alterazioni anatomiche relative all’estensione e alla gravità delle lesioni endometriosiche, al loro posizionamento e agli organi colpiti.

 

L’endometriosi può, in presenza di endometriomi, interferire sull’ovulazione, arrivare ad ostruire le tube di falloppio, impedendo così il passaggio degli spermatozoi o la ridiscesa verso l’utero dell’ovulo fecondato, o, ancora, creare delle aderenze tra i tessuti che possono incidere sull’impianto o sul proseguimento della gravidanza. Inoltre, è stato evidenziato che una donna affetta da endometriosi in stadio avanzato può andare incontro anche ad un’alterata qualità ovocitaria e una scarsa riserva ovarica, con possibile conseguente sterilità. Secondo le stime, circa un terzo delle donne affette da endometriosi presenta difficoltà nel concepimento.

Pertanto, per una donna affetta da endometriosi, risulta di fondamentale importanza una diagnosi precoce, in modo da poter affrontare tempestivamente il giusto trattamento, al fine di preservarne la fertilità. La personalizzazione del trattamento tiene conto di diversi fattori tra cui l’età della donna, la sua riserva ovarica e la manifestazione della malattia. Il primo trattamento ottimale al fine di bonificare la regione pelvica ed incrementare così le probabilità di concepimento è il trattamento chirurgico laparoscopico. Un’altra modalità di trattamento che può rendersi necessaria per la cura dell’infertilità connessa all’endometriosi è la procreazione medicalmente assistita (PMA), attraverso 3 tecniche: l’inseminazione intrauterina con stimolazione (IUI), la fecondazione in vitro ed embriotransfer (FIVET) e l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI).

Durante la gravidanza, in genere, la sintomatologia dolorosa tende a ridursi, sebbene molte donne riferiscono un peggioramento dei sintomi soprattutto nel primo trimestre, probabilmente a causa della crescita dell’utero che aumenta la tensione a livello dei tessuti interessati da endometriosi e dalle aderenze. Secondo recenti studi, le donne affette da endometriosi presentano un rischio leggermente più elevato di complicanze durante la gravidanza e al momento del parto come preeclampsia, placenta previa, nascita prematura e ricorrenza ad un parto cesareo. La gravidanza, a differenza di quanto purtroppo molto spesso si sente dire, non rappresenta una cura per l’endometriosi, anzi, nella maggior parte dei casi la sintomatologia si ripresenta nel corso dei mesi successivi al parto e con essi, talvolta, l’avanzamento della malattia. È opportuno, una volta ricevuta la diagnosi di endometriosi, rivolgersi ad un centro specialistico per il trattamento della patologia e/o per l’infertilità, dove un team di esperti possa gestire ogni singolo caso clinico attraverso precisi protocolli studiati.

Di fondamentale importanza, infine, è senza dubbio il sostegno emotivo che deve essere necessariamente offerto alle persone con endometriosi ed infertilità, in quanto i risvolti emotivi legati a questa condizione sono spesso di difficile gestione.